La scuola Bauhaus, 1919–1933

di Luigi Coluccia

Nel decennio che precede lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale nasce in Germania una scuola d’arte applicata, la Staatliches Bauhaus, che diviene presto il punto di riferimento per il contemporaneo Movimento Moderno. La sua influenza sull’architettura e sul design degli anni ’20 e ’30, in Europa e oltre oceano, è decisiva e destinata a prolungarsi anche nei decenni a seguire, fino ad arrivare ai giorni nostri.

Fondata nel 1919 a Weimar, la scuola opera e promuove i suoi corsi sino al 1933, quando con l’avvento del Nazismo chiude definitivamente. Alla sua direzione si avvicendano Walter Gropius – che ne è anche l’ideatore – Hannes Meyer e Ludwig Mies van der Rohe. Il corpo docenti annovera negli anni personaggi del calibro di Wassilij Kandinskij, Paul Klee e Marcel Breuer, solo per citarne alcuni fra i più noti.

Il nome della scuola richiama un termine medioevale che indica la loggia dei muratori. Nella concezione di Gropius infatti, la scuola Bauhaus persegue la rivalutazione dell’artigianato e l’armonizzazione  di tutte le forme artistiche in una nuova architettura, espressione completa ed unitaria di tutte le arti.

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“Formiamo dunque una nuova corporazione di artigiani. […] Impegniamo insieme la nostra volontà, la nostra inventiva, la nostra creatività nella nuova costruzione del futuro, la quale sarà tutto in una sola forma: architettura, scultura e pittura e, da milioni di mani di artigiani, si innalzerà verso il cielo come un simbolo cristallino di una nuova fede che sta sorgendo.” – da Il Manifesto e programma del Bauhaus statale di Weimar 1919

Nella rivalutazione del lavoro artigianale la scuola trae ispirazione dal movimento ottocentesco inglese Arts and Crafts che in contrapposizione al veloce processo di industrializzazione intendeva riportare in auge un’arte capace di abbinare lo scopo utilitaristico al valore estetico. Il Bauhaus si impegna invece, anche nella ricerca di integrazione tra il prodotto artistico e la nuova realtà sociale e produttiva.

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Oskar Schlemmer

Sigillo del Bauhaus, 1922 – Sintesi delle peculiarità della scuola: razionalità, essenzialità delle forme, efficienza, centralità dell’uomo e della macchina.

Nella sua prima fase, il programma della scuola interessa tutte le arti. Il percorso prevede un corso base semestrale, propedeutico agli anni successivi, improntato alla sperimentazione con materiali naturali e forme astratte. Solo successivamente gli allievi possono accedere  ai corsi triennali di “specializzazione” su una disciplina artistica specifica, per concludere con un programma di perfezionamento in architettura e tecnologia della produzione seriale. Nel proprio percorso didattico, ogni allievo viene seguito da due maestri, un maestro artigiano ed uno teorico. La Scuola ospita docenti-artisti provenienti da tutta Europa che con l’avvento del Nazismo sono costretti ad emigrare, portandosi però dietro l’esperienza didattica maturata in questo intenso e proficuo periodo, diffondendola oltre i confini tedeschi.

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Walter Gropius Bauhaus Building, Dessau 1926

La Scuola, che inizialmente ottiene sovvenzioni statali, viene chiusa e riaperta nel 1925 a Dessau, nella nuova sede progettata da Gropius stesso e diviene ben presto il manifesto del nuovo clima razionalista che va imponendosi nella cultura architettonica europea. L’edificio è tuttora in perfette condizioni e visitabile.

La scuola Bauhaus rivoluziona la filosofia della costruzione, la cui estetica  diventa secondaria all’uso per cui viene realizzata. Il lavoro dell’Architetto è quello di analizzare con attenzione le funzioni a cui dell’edificio è preposto e queste diventano fondamentali per la forma che avrà. L’edificio della scuola di Dessau e le villette costruite per gli insegnati diventano il modello architettonico della corrente.

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La scuola Bauhaus di Dessau – W. Gropius 1925-26

Quest’ultimo infatti è un esempio di architettura funzionale: la sua forma a doppia elle, in cui nessuna parte è preponderante rispetto alle altre,  è improntata alle  molteplici funzioni a cui l’edificio scolastico è preposto – le aule, l’auditorium, i laboratori, gli uffici amministrativi e gli alloggi degli studenti.

Il complesso appare come scomposto nelle varie componenti funzionali e poi ricomposto in un tutt’uno, in modo lineare ed uniforme, escludendo qualsiasi punto di vista privilegiato. L’edificio inoltre non è dotato di una facciata principale, ma ogni lato costituisce una delle diverse facciate della costruzione. Una significativa innovazione rispetto al passato ed in linea con uno dei criteri fondanti dell’architettura Bauhaus secondo il quale la forma è subordinata alla funzione e le funzioni sono equipollenti fra loro, nessuna è predominante sulle altre.

Accanto all’edificio scolastico “Gropius disegna un insediamento non solo coerente con l’approccio progettuale adottato per la sede della scuola, ma anche testimonianza della complessità delle tematiche riformatrici sperimentate nel Bauhaus. Alle geometrie cubiche degli edifici si accompagnano vaste superfici vetrate, terrazze e solarium sui tetti piani, complesse attrezzature meccaniche in lavanderia e in cucina per alleggerire il lavoro domestico, innumerevoli ingegnosi sistemi di arredi a scomparsa, tavoli da stiro pieghevoli, divani trasformabili in letto, armadiature a muro, il cui complesso funzionamento veniva propagandato in un film appositamente prodotto. E ancora le case ospitavano i prototipi dei mobili in tubo nichelato disegnati da Marcel Breuer, gli sgabelli e la prima versione di quella poltrona che diventerà famosa col nome di Vassily […]” tratto da Bauhaus di De Michelis Marco e Agnes Kohlmeyer, Giunti Editore, 1997

La Scuola non trascura alcuna arte o professione, si occupa infatti di fotografia, disegno, collage, editoria e perfino abbigliamento. Molte idee, prototipi e oggetti di uso comune hanno prodotto negli ultimi ottant’anni una serie di successi senza precedenti. I mobili progettati presso la scuola Bauhaus si annoverano tuttora fra i classici degli arredi moderni e sono il seme dell’odierno design: oggetti funzionali, dalle forme semplici e geometriche, destinati ad entrare nelle case della gente comune, inserendosi nella vita quotidiana delle persone. Questi oggetti comuni vengono connessi, attraverso le applicazioni dello stile Bauhaus, alla realtà tecnologica e industriale, sempre in evoluzione, senza perdere la cura dei dettagli e l’attenzione per la qualità dei materiali.

Il Bauhaus non riesce però ad imporsi come un movimento popolare, a conciliare quindi arte, artigianato ed industria, ma si rivela un ottimo punto di partenza del nuovo design modernamente inteso.

Hannes Meyer assume la carica di Direttore della scuola nel 1928 fino al 1930, quando Ludwig Mies Van der Rohe – il teorico del “less is more” – ne assume la direzione, imprimendo alla scuola un carattere più strettamente disciplinare, incentrato sull’architettura. Van der Rohe sarà l’ultimo direttore della Scuola che con l’avvento del Nazismo, come già anticipato, chiude definitivamente nel 1933.

Bauhaus – L’architettura che trasforma la vita

Bauhaus – La scuola che riuniva arti e tecniche

Gropius e il Bauhaus

 

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